Essere padri in carcere
Il progetto “Essere padri in carcere”, promosso dall’Associazione “La Gabbianella e altri animali” e finanziato dal progetto “C’entro anch’io” di COOP Adriatica (ora COOP Alleanza 3.0), ha come obiettivo fondamentale il miglioramento delle relazioni tra padri detenuti e i loro figli.
Iniziato nei primi mesi del 2015, il progetto ha già visto la realizzazione di vari interventi, tra cui due gruppi di detenuti che si riuniscono settimanalmente in cicli di dieci incontri, offrendo uno spazio di confronto su una delle sfide più difficili: essere padri a distanza.
Dalla terza edizione, avviata nel marzo 2016, è stato introdotto un laboratorio manuale di lavorazione del vetro, guidato dal Maestro Hans Peter Neidhardt.
Questo laboratorio non solo consente ai detenuti di lavorare insieme, ma li incoraggia anche a creare oggetti significativi per i propri figli e le loro famiglie. Inoltre, il lavoro realizzato contribuisce a raccogliere fondi per acquistare doni per le famiglie, creando un legame tangibile tra i padri e i loro cari.
Attraverso questa esperienza di lavorazione manuale, si è sviluppato un gruppo di discussione informale, condotto da me, in cui ogni incontro affronta tematiche cruciali legate alla paternità.
Tra i temi trattati vi sono la complessa comunicazione con i figli, la gestione della quotidianità all’interno del carcere e le paure legate al futuro. Questi momenti di condivisione non solo aiutano i detenuti a esprimere le proprie emozioni, ma favoriscono anche una riflessione profonda sulle relazioni familiari.
Durante gli incontri, i detenuti si dedicano alla creazione di prodotti artigianali, lavorando a partire dalla progettazione fino alla realizzazione e cottura degli oggetti. Questa attività stimola la creatività e offre un’opportunità per esprimere affetto e pensiero verso i propri bambini attraverso creazioni uniche e personali.
Il successo del laboratorio ha portato alla decisione di organizzare una mostra-asta con catalogo, tenutasi a settembre 2016. Questa iniziativa ha avuto due obiettivi principali: da un lato, dimostrare al pubblico esterno che è possibile realizzare lavori di alta qualità anche in un contesto di restrizione, e dall’altro, fornire ai padri l’opportunità di relazionarsi con i propri figli attraverso oggetti creati con le loro mani, pensati appositamente per loro.
In sintesi, “Essere padri in carcere” non è solo un progetto di reinserimento, ma un vero e proprio percorso di crescita personale e familiare, dove la creatività e il lavoro manuale diventano strumenti fondamentali per costruire legami più forti e significativi, nonostante le barriere del carcere.